Da oltre 20 anni siamo i collaboratori del Policlinico Militare Celio, Arma dei Carabinieri, Aeronautica Militare, Marina Militare per i quali curiamo, principalmente, i funerali del personale militare deceduto in servizio.
Per questo nel 2003 siamo stati incaricati da Stato Maggiore Difesa per l’organizzazione inerente il rimpatrio, la camera ardente presso il Vittoriano, i Funerali di Stato e le sepolture nei vari luoghi di destinazione dei nostri Caduti a Nassirya.
Abbiamo effettuato tutto il servizio con mezzi e materiali di nostra proprietà. L’unica collaborazione esterna di cui ci siamo dovuti avvalere è stata per l’ affitto delle 19 macchine. Per cui ha collaborato con noi una ditta di noleggio di Roma.
Il Vittoriano è stato allestito sia internamente che esternamente dal nostro personale e con i nostri materiali: mq 240 di moquette rossa – piantane – cordoni – sedie – tavoli per i fiori – tavoli per registri firme – drappi.
Nulla, di tutto il nostro lavoro per i Funerali di Stato di Nassirya, è stato pubblicizzato. Gli autofunebri erano senza le nostre scritte, le penne, i registri firme e i fogli dei registri non portavano alcuna nostra scritta. Tutto è stato pensato e realizzato in quel momento e per quell’ evento. I giornali non hanno mai fatto alcun riferimento alla società Funeraria Officia Roberto Zega, questo per rispettare una nostra esplicita volontà.
Avremmo potuto farci grande pubblicità prima durante e dopo, ma sino ad oggi non ne abbiamo mai parlato nemmeno attraverso il nostro sito internet.
Noi crediamo che ci sono degli avvenimenti nella vita di tutti noi ai quali si deve partecipare col cuore, in silenzio, portando il più alto rispetto. Convinti che il solo fatto di poter essere presenti sia un onore senza eguali. Questo è il motivo per cui avevamo deciso di non rendere pubblico il nostro lavoro. Questo il motivo per cui, quando muore più di un ragazzo, sulle nostre macchine non è presente la nostra pubblicità, benché i funerali di stato e i funerali solenni di tutti i militari caduti in zone di teatro li organizziamo noi.
Ma poi accade che qualcuno si arroghi il diritto di prendersi i meriti di un lavoro non suo. Le furbe imprecisioni e le parole ben usate per trarre in confusione chi legge non rendono giustizia al nostro lavoro. Volevamo rimanere nell’ombra, ma qualcuno ha deciso di sfruttare il momento.
La verità è l’unica forma di giustizia che conosciamo e mettiamo in pratica, per cui da oggi racconteremo del nostro impegno, nel nostro dolore per esserci, del nostro potenziale organizzativo, della nostra capacità di fare la differenza e di quanto tutto questo ci faccia sentire onorati di svolgere il nostro lavoro.