Sono ospite a casa di amici ed entrando nel salone il mio sguardo viene catturato da un particolare del quadro di Gustav Klimt “Le tre età della donna”, uno dei miei preferiti. Ricordo l’emozione che ho provato la prima volta che lo vidi esposto alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.
Il quadro appeso alla parete della stanza mostra solo due dei tre personaggi raffigurati nella versione originale, la mamma che con fare dolce e protettivo abbraccia il suo bambino. E’ bellissimo e pieno di amore, ma secondo me nel particolare perde.
La terza figura, la donna anziana, esclusa nella riproduzione, che si curva sulle altre due e incornicia il dipinto non può mancare. E’ un elemento essenziale, un nesso logico che da senso all’opera nel suo complesso.
Non sono certo diventata un critico d’arte, ma vivo di emozioni e in quell’immagine completa delle tre figure per me c’è il senso della vita. Noi esistiamo e dobbiamo le nostre vite ad altre persone che ci hanno preceduto in questo mondo, siamo portatori di parte dei loro pensieri, delle loro sembianze testimoni di ciò che siamo stati e altrettanto sarà dopo di noi.
L’essenza delle persone va oltre i confini fisici e temporali e anche quando non ci saremo più ci sarà sempre qualcuno che ricorderà ciò che abbiamo condiviso. Questa è l’eternità.